Giuseppina Mazzaccara |
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Ricorda il nome della sua insegnante? L’insegnante era l’insegnante Limongiello, che ci seguiva e ci faceva fare delle ricerche su vari argomenti, sulle stagioni e su i lavori nei campi, tante cose insomma. E noi a casa potevamo documentarci ed io ricordo, siccome avevo sempre un giornale a mia disposizione, ecco dei piccoli cartoncini, cercavo anche delle illustrazioni su questi giornali, poi facevo dei disegni nella pagina del quaderno in cui c’era la pagina per il disegno, perché c’era una pagina dove si scriveva e l’altra era una pagina su cui si poteva disegnare, quindi era un tema illustrato, diciamo, che veniva fatto, e poi veniva messo in bella copia e conservato. La maestra mi ricordo, credo che aveva avuto qualche parente o soldato nella prima guerra mondiale, perché parlava sempre, ricordo, del cimitero di Redipuglia. E ci descriveva com’erano le tombe lì e cosa c’era scritto su ogni loculo, veramente era una cosa che ci colpiva perché spesso parlava di queste cose, ci portava testimonianza di queste cose. Quali sono i ricordi che lei ha del quartiere di Fuorigrotta? Più vicino, qui nella strada, c’era la chiesa, mi pare la chiesa di San Francesco, però non ricordo bene com’era, era una chiesa più piccola, non si celebrava la messa sempre, noi andavamo a messa anche lì a volte. Noi abitavamo come ho detto. Quando andavo a scuola alla "Leopardi" io abitavo nel rione laziale, un nuovo rione che era stato costruito verso gli anni ’20 credo, ’22 o ’24 non lo so. Delle belle case di tufo, ben messe pure, che sorgevano al limite del quartiere di Fuorigrotta, che era un quartiere antico, superaffollato, piuttosto misero, dove certo le condizioni di vita erano modeste. Noi attraversavamo sempre per andare al centro, e attraversavamo sempre dal di dietro la [grotta] Laziale. Nel vecchio centro di Fuorigrotta c’erano due chiese. La chiesa più importante, era la chiesa di San Vitale, nel cui atrio, prima di entrare in chiesa, c’era la tomba di Giacomo Leopardi, che poi la cui tomba fu demolita quando fu poi demolita la chiesa, e i resti mortali del poeta furono portati, mi ricordo bene, furono portati con un corteo, lo ricordo bene, si fece un corteo furono portati a Piedigrotta, dove furono tumulati nel parco Virgiliano. Ricordo allora io ero all’università, appartenevo al G.U.F. [Gruppo Universitario Fascista], mi ricordo in divisa feci parte pure io a questa cerimonia della traslazione della tomba di Giacomo Leopardi. Poi c’era l’altra chiesa, che era la chiesa di San Francesco, più modesta. Poi quando c’è stata nel periodo fascista, c’è stata tutta la demolizione della vecchia Fuorigrotta, perché è stato creato un nuovo rione, quindi sono state abbattute le vecchie case, c’erano molti bassi, c’erano pure dei cortili esterni, furono abbattuti e fu fatta la chiesa e le due arterie principali: via Giulio Cesare, che portava al tunnel della Laziale proprio e l’altro il viale Augusto, che sorse proprio per il volere del fascismo, di Mussolini, perché fu fatta la Mostra d’Oltremare, quindi questo grande viale che doveva portare all’ingresso. Ci può parlare dell’inaugurazione della Mostra d’Oltremare? Ricordo quando fu inaugurata la Mostra si fece una grande festa, poco prima della guerra. La Mostra era bellissima e per l’inaugurazione doveva venire il "duce", come si diceva allora, ma non venne, venne il re in pompa magna Vittorio Emanuele III. Mi ricordo quando arrivò alla stazione Campi Flegrei ci fu tutto il corteo, festa immensa, la mostra era veramente bellissima, la fontana meravigliosa, con vari palazzi e, ricordo, c’erano vari padiglioni dell’Oltremare, c’era il padiglione di Rodi, mi ricordo, c’erano tutte le cose delle mostre d’Oltremare, la mostra di quelle terre africane, che noi avevamo conquistato. E le feste religiose? Oltre la chiesa di San.Vitale e San Francesco c’era, e c’è tuttora, la chiesa di Sant'Antonio Ardia. Una piccola chiesa antica piccolina, ma bellina, dove era venerato Sant'Antonio, e ricordo che a giugno c’era la festa del patrono, che si svolgeva come tutte le feste paesane con processione, musica, luminarie che arrivavano fino ai palazzi della Laziale. La sera c’erano i fuochi di artificio, era una simpatica festa a cui partecipava tutta la popolazione, poi veniva distribuito anche il pane di Sant'Antonio per devozione. La chiesa dove sono stata e dove ho fatto anche la mia prima comunione, mi ricordo. Altre feste c’erano a Fuorigrotta, ma io non ricordo bene. San Vitale, certamente c’era la festa di San Vitale, importante. Questo è quello che io posso dire di questo rione che una volta era molto misero, c’erano tante case, tanti bassi con cortili interni, con tanti bambini. La vita era piuttosto misera, perché si trattava di gente che viveva di lavoro e tante volte faceva anche la fame, insomma, facevano i mestieri, che mestieri, c’erano molti fruttivendoli, macellai, macellerie, venditori di ghiaccio, rione popolare, proprio come un rione popolare, che poi è stato modificato quando si è fatta la Mostra d’Oltremare, perché la maggior parte di quelle case sono andate a terra. E’ stata creata la nuova zona. Ci parla dell’epoca fascista? Ricordo tutte le adunate che si facevano, quando facevamo ginnastica eravamo tenute a portare la divisa e il mantello, il mantello nero, sono stata giovane italiana, piccola italiana e poi giovane italiana, e poi all’università ho indossato la divisa del G.U.F., cioè la sahariana nera con il berretto, secondo le varie facoltà i colori. Quando facevamo l’esame all’università andavamo in divisa. Ricordo che prima ancora il sabato fascista. Ricordo nel rione qua, c’era il palazzo che ora è della pubblica sicurezza, era la casa del fascio. Era la casa del fascio di allora, e allora lì si andava. Il sabato era un giorno dedicato ai fascisti proprio per culto, c’erano le adunate e i ragazzi venivano inquadrati e si marciava. Ricordo che venivano anche qui nel rione e tutti dovevano dedicarsi e dare la propria opera al fascio.Si doveva andare alla casa del fascio e impartire lezioni ai più piccoli, parlare del duce, della vita del duce, si svolgeva tutta l’attività che era l’attività fascista, tutti in divisa, il sabato era proprio dedicato al fascio.Quindi non si poteva non fare certe cose. Bisognava stare attenti molto a come si parlava, perché c’era sempre chi sentiva e poteva anche riferire, quindi anche chi non la pensava, chi non era fascista, doveva guardarsi bene, cercava di non dare a vedere a chi la pensava in modo diverso. Era una dittatura, insomma abbiamo subito anche questo!. Quale è stata la sua professione? Ho insegnato per quarantasette anni, sono stati begli anni, perché mi sono dedicata con passione alla scuola ho avuto delle soddisfazioni, ho avuto sempre delle classi che mi hanno dato soddisfazione Ho insegnato per parecchio tempo alla Silio Italico a Bagnoli e poi ho concluso la mia carriera alla Silio Italico, dove ho insegnato anche per molti anni. |
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