Corrado Maggio

Siccome mio fratello Oscar sta a El Alamein con il battaglione San Marco io passo dalla marina blu alla divisa grigio-verde e me ne vado ad El Alamein da mio fratello Oscar, perché non posso pensare che mio fratello muore e io sto qui ricoverato a Livorno, no, no, sempre un fesso. Andai dall’addetto dove si cambiavano le divise e lasciai la divisa blu e presi la grigio-verde e andai ad El Alamein vicino ad Oscare. Lì abbiamo fatto tutto. Eravamo quasi in vista del Cairo quando arrivarono i signori americani, come sempre con la loro... diciamo... - è meglio non dire queste cose - con la loro responsabilità di grandi governanti, di responsabili, incominciavano la loro avanzata e in che maniera! Meglio non registrare, no, non posso dirlo e una cosa tanto delicata. Eravamo in Africa El Alamein, si prevedeva la ritirata, perché con  la presenza degli americani, era una potenza che avanzava, noi stavamo con gli inglesi, e gli inglesi erano i primi a scappare via, e noi eravamo completamente di aiuto agli inglesi, perché potevamo salvaguardare la ritirata [...]  Con il carro armato gli americani superavano la buca, senza curarsi di guardare nella buca, per vedere se c’era qualcuno dentro o non c’era. Allora un nostro commilitone, che non ricordo il nome, ma era bravissimo, ma come tutti noi, quando si rese conto [del passaggio dei carri armati americani] pensò benissimo cosa fare, disse: "Lancia pure la mia" [...] scaricò tutte queste bombe alle spalle, naturalmente trovò il terreno fertile, perché all’interno del carro armato c’erano le munizioni e immediatamente esplose il carro armato con tutto il contenuto, e così andò la cosa  e non si ripetette più, la scena si fermò in quell’attimo, con quel sistema, si preferiva diversamente, onde evitare che il personale che faceva queste operazioni. Questi sono ricordi rimasti incancellabili nella mia mente, perché non è umano, è vero, la guerra è guerra, ma bisogna vedere anche il lato umano, perché mica è detto che la guerra è considerata un verdetto di fucilazione, la guerra è guerra o si combatte o niente. In quel momento le cose non andavano bene per la verità, e allora sono morti tutti quanti e piano piano presi prigionieri e portati in Italia. [...] Quando tornai il primo servizio mi misi a pensare come fare per aiutare la mia famiglia e con il mio lavoro, un determinato lavoro che è servito ad aiutare i miei figli, Antonio e Paola, due gioielli, ma preziosissimi, per me sono preziosissimi, oltre ad essere bravi, ma sono anche umani, esemplari. Io vivo in casa con mia figlia. Una donna mamma, cento volte mamma, ma sotto tutti i punti di vista, sia quando ti porge un bicchiere d’acqua... La mattina faccio colazione c’è acqua, caffè e lei fa: "Babbo vieni" e io mi seggo e vedo il tè è pronto, i biscotti, e il caffè è nella caffettiera. Cos’è per me quel momento! E’ troppo bello, mi sento grato di essere nato così e gliene sono grato, perché mia figlia è un dono. Il marito è più di un figlio, a me mi dà fastidio il genero, mica l‘ho generato io! Mi è stato regalato dalla onnipotenza di Dio, che è così grande! Posso dire una battuta? Allora io sono stato allievo di Caggiula, la grande sartoria Caggiula in via Calabritto, lì si andava avanti tutto con la pelliccia, sono bravi e non vi dico in quella sartoria. Allora un giorno, loro davano la spazzola, come tutte le sartorie, con il manico di legno, grande e abbastanza pesante, il lavorante stava sul tavolo, sul tavolo….. cade la spazzola terra e io ero ragazzino e lui mi fa: "Figlio di puttana, piglia questa spazzola" io mi abbasso, siccome l’educazione di casa mia era diversa dalla sua e gli faccio: "Veramente io conosco bene la mia mamma, non ho avuto il piacere di conoscere la sua" Lui essendo cafone però capì la risposta, che ero una persona perbene, educata, non volevo andarmene con questa questione, lui si indispettisce, prende la spazzola e me la tira, per fortuna mia sbaglia direzione, fu l’anima di mia madre che sbagliò, perché se me la tirava a quest’ora non potevo raccontare la cosa. La spazzola va a finire in una specchiera che era in laboratorio, il capo operaio non poté rimanere inerme, salì la scala di legno e salì su e racconta la cosa al proprietario che scese la scala, da quel momento si rivolse a quello che aveva tirato la spazzola. Lui non era solo lavorante ma era uno stipendiato, non era un lavorante a cottimo, dice: "Lei, con una certa distanza, resterà qui impiegato fino a quando non avrà in parte contribuito al costo dello specchio dopodiché io la licenzierò e penserò io cosa scrivere e perché la licenzio, così se troverà un’altra sartoria che la prenderà in carica, se no si arrangerà una sartoria da solo, perché lo può fare, dopo tanti anni, ma io sono tenuto a dichiarare cosa è accaduto". Così fece e io rimasi al posto dove stavo, con una scusa che mi scusò stesso il proprietario. Racconto prima come ho conosciuto Montezemolo: Montezemolo  un caro comandante che ho avuto il piacere di conoscere e la gioia di esserne alle sue dipendenze. Molte volte prima di uscire il direttore di macchina, che era ingegnere si rivolgeva a me e  diceva: "Guarda hai fatto l’ispezione a tutta la nave, possiamo andare via?" Io ero un semplice cannoniere, come imbarcato avevo la responsabilità, si può dire e il rispetto verso il comandante, che si chiama Antonio Cordereo di Montezemolo. In quella casa ho avuto il piacere di viverci, sono stato anche a pranzo con loro.

Lei ha cucito abiti alla moglie di Montezemolo?

Si ho fatto abiti da sposa a diverse personalità, a volte durante il sonno faccio abiti da sposa e oggi ne penso uno per mia nipote, e non so se ci riuscirò, la ragazza è giovane e brava , ha diciotto anni, quando le dico queste cose lei scappa. Antonio è un ingegnere, è importante, non lo so dove sta, ma ha un posto di responsabile. Paola è una professoressa. Pasquale il marito di mia figlia non lo chiamo genero, perché non l’ho generato, dico il marito di mia figlia, io sono fatto un po’ strano e scusatemi se sono fatto così. 

Lei cuce ancora? 

Ma perché sono fatto un vecchio rimbambito? Cosa vuole che sia per me avere ottantasette anni, a volte quando chiamo il mio fornitore, lui mi chiede: "Signor Maggio come sta?" E io gli dico in verticale, in orizzontale ancora  no.