Paolo Serio |
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Dissi io: "Ma perché che ha detto?" "No, quello ‘o latino è una lingua morta", allora io dissi: "O prossimo trimestre vado io. Io poi in verità non è che ho fatto molti studi. Ve l’ho detto, però, ci tenevo a non far fare brutta figura, può darsi che sbaglio un verbo, l’orgoglio che a volte rovina perché io ero orgogliosa, dissi : "Va be’, pure se sbaglio ci vado io, forse 'e mamme tengono un altro metodo."Ee ci andai a parlare e loro incominciarono a dire: "Signora, Anna è distratta, è intelligente - tutt’e due, matematica e quella di italiano - certamente il latino non va bene." Io dissi: "Professoressa io lo so che il latino è importante, mia figlia anche se va alle magistrali è importante. Se poi va al liceo... ma sapete com’è, crescendo... la crescita... Voi non potreste dargli un’altra cosa per esempio ci stanno tante cose belle… l’italiano…" Allora loro si guardarono, dissero: " E va bene, allora facciamo una cosa signora, guardi lei è così umile, dica a sua figlia: l'epica e I promessi sposi". Quella di matematica pure disse: "E va bene, signora ma quella la sa la matematica pure, sa com’è, si figuri che sua figlia ha fatto uno svolgimento due di loro - una è Mingione che tenevano la cantina e tenevano pure i soldi - però lo svolgimento che ha fatto sua figlia era bellissimo però sua figlia mi va a sbagliare una cosa così e io ci ho dovuto mettere..." "Va be’ - dissi io - non fa niente, l’importante è che mia figlia se la cava". Quando andai a parlare con quello di inglese, 'o professore: "Signora, scusate, ma vostra figlia è una brava ragazza, tutta bella svelta svelta ma scusate, questi Olivi, ma chi sono questi ragazzi?" "Professò, so’ i cugini". "E va be’, e allora tutto è chiarito." E allora io dissi: "Tu non ti fermare coi cugini tuoi, tu ti devi insegnare I promessi sposi perché altrimenti ti bocciano ed è peccato figlia mia, 'o tiene annanzi e lo perdi". E insomma, meno male, per grazia di Dio, però me la rimandarono un’altra volta in matematica e disegno a settembre. Figuratevi voi, 'o disegno, mio marito non è che era molto bravo; mio fratello era bravo in disegno, poteva fare, mo ce vo l’architetto e non lo ha fatto perché a scuola quello era del 1929, io del 1931, poi si mise a fare il meccanico e allora lei chiese allo zio: "Zio tu mi devi far vedere come fai, perché io mi impegno ma io non ci riesco". Poi lei si mise con la matematica; quando andò a settembre andò bene. Mio marito fece tanto di quelle... Si voleva piglià 'o diploma di ragioneria; si scriveva pure, pagava i soldi e nun s'o pigliava. Poi, ingenuamente, sbagliando pure, ignorante, dissi: "Senti a mamma, tu fa una cosa, tu scriviti a ragioneria, fai cinque anni e tieni 'o diploma finito. Se non vuoi andare all’università tieni una porta aperta. Tuo padre e io sarei proprio orgogliosa perché tu riesci a pigliartela. A mamma, a diciotto anni tieni un diploma finito, ti puoi impiegare". Lei però rimase male. Però le professoresse mi scrissero in un biglietto che lei poteva addirittura fare le Magistrali. Allora, dico io, sta’ figlia mia, perché vedete, alle volte... [interviene la figlia] Sì, perché io comunque sono un’insegnante mancata. Infatti, io, in effetti riesco a fare il mio lavoro solo nella scuola. In realtà io partecipo molto di più alla vita scolastica di quanto non facevo anche prima, perché per me la scuola non è solamente un fatto amministrativo ma è soprattutto un fatto didattico. Infatti riesco molto a lavorare con la direttrice, lavoriamo moltissimo assieme... io, per esempio, in una banca non potrei mai lavorare, non potrei mai fare la commercialista, perché non riuscirei mai. L’unico posto dove io riesco a fare questo lavoro e ad avere anche un rapporto con i docenti…. Perché, attenzione, molte mie colleghe hanno un pessimo rapporto. Io, a parte voi della "Leopardi, comunque ho sempre avuto un buon rapporto perché io, in realtà, io mi sono sempre vista un po’ come dalla parte degli insegnanti. Non sono mai stata dall’altra parte perché per me la scuola non era l’ufficio, quindi ho sempre cercato di vedere l’aspetto didattico-educativo e non l’aspetto puramente amministrativo. Allora ecco che, comunque sia, con i direttori didattici, il preside, con gli stessi docenti io ho sempre avuto un rapporto diciamo reciproco chiaro. Lavorare nelle scuole è bello anche nell’ambito... anche la segreteria diventa un ambiente diverso perché vivo e perché lo scopo comunque non è un bilancio che tende ad essere cioè bilancio capitali oppure bilancio che porta utilità. La nostra utilità è effimera nel senso che noi la vediamo nel tempo. Quando? Quando vediamo gli alunni che magari hanno... si inseriscono, portano... che ne so, un elemento positivo. Ecco, un progetto del genere, per esempio è la cosa più bella, noi stiamo facendo delle cose bellissime, anche per cercare i fondi per il progetto memoria. Cercare i fondi per questo progetto, sponsorizzazioni. Perché? Le mie colleghe dicono: "Ma noi non abbiamo tutto questo entusiasmo", perché non c’è la motivazione di base in quanto il lavoro amministrativo è lavoro amministrativo e basta. Invece io ho sempre cercato di lavorare nella scuola e non nell’ufficio, nel tribunale. Per esempio io ho vinto il concorso come cancelliere quindi avrei potuto scegliere, però io non avrei mai preferito lavorare nell’ambito di una cancelleria di un tribunale in mezzo alle scartoffie. Cioè, per me, il lavoro nella scuola è un lavoro, diciamo, che tende sempre al risultato positivo. Il bilancio, come è concertato, è vero, è più rognoso però il concetto, in realtà, prima era soltanto una sommatoria di cifre, adesso invece si è calato molto nella didattica. Non a caso voi dovete progettare seguendo delle linee precise; infatti la direttrice stessa ha detto: << Anna qualche volta devi venire al Collegio, così ne parliamo insieme." [Interviene il padre] Allora siamo arrivati alle feste popolari, religiose, vita e doposcuola. Praticamente, dopo l’uscita dalla scuola l’inserimento, il lavoro ne abbiamo parlato no? E praticamente, siccome dopo tante strade non è che le ho portate a compimento, il raggiungimento. Poi è venuto il matrimonio. Logicamente, con il matrimonio si è interrotto lo studio perché ci sono stati altri problemi: sono venuti i figli. Il primo è venuto alla luce con tante preoccupazioni e, di conseguenza, passarono quattro anni per il secondo con le stesse preoccupazioni anche per il secondo. Poi sono cresciuti sempre coi sacrifici perché c’è stato il periodo di guerra; praticamente il dopoguerra, diciamo. E di che cosa devo parlare poi? Momento, momento, io in un primo momento facevo un lavoro amministrativo perché ero impiegato amministrativo e stavo, ho girato diversi uffici, dall’ufficio personale a fatturazione attiva. Poi ci fu la crisi cantieristica, con la crisi cantieristica ci fu l’assunzione per concorso nelle ferrovie. La ferrovia, mentre mi ha dato delle sicurezze mi ha dato un grande disagio in quanto io non ero abituato a lavorare di notte, a lavorare la domenica, a lavorare nei giorni festivi. E poi ero poco pagato rispetto all’impiego precedente; io andai a perdere circa il 50% di quanto guadagnavo precedentemente. Solamente che poi ho avuto la possibilità, per i turni che io facevo, in quanto se lavoravo di notte, il giorno ero libero. Non so, lavoravo di pomeriggio, al mattino ero libero e praticamente avevo la possibilità di una seconda attività. In un primo momento fu quella assicurativa. Va bene, infatti io sono stato con l’Alleanza Assicurazioni, producevo bene, eravamo ricercati dalle altre assicurazioni. Poi passai con la Milano Assicurazioni; addirittura mi volevano dare l’agenzia e siccome io ero impiegato dello Stato, non potevo. Poi venne il boom enciclopedico che tutte le famiglie, bastava dirlo, avevano bisogno di libri, proprio era una mania. E allora mi intrufolai nel campo editoriale dalle enciclopedie al materiale didattico. Materiale didattico per scuole materne, per scuole elementari e poi uscirono le famose guide didattiche perché ci fu il passaggio del sistema d’insegnamento, cioè dal sistema montessoriano al sistema globale; di conseguenza, gli insegnanti avevano bisogno di aggiornarsi e noi avevamo proprio libri per l’occorrenza e di fatto noi li vendevamo ratealmente. Ma se ne vendevano proprio... erano loro a chiamarci. A Napoli e dintorni si rivolgevano tutti quanti a noi e praticamente si faceva una vita disagiata, sia col servizio ferroviario sia con la seconda attività. Questo è stato fino a quando non c’è stato quello che poi è capitato. Perché, se non avessi avuto la disgrazia di mio figlio, innanzitutto io avevo tanti progetti, tante buone cose da fare ancora, in che senso, che io mi ero promesso che dopo il... al momento della pensione, avrei voluto fare dei viaggi anche all’estero. Noi tenevamo il libero percorso sia io che mia moglie; loro lo hanno avuto fino a diciotto anni. Poi io e mia moglie ci è rimasto a vita natural durante il viaggio gratuito in prima classe senza l’aumento... con richiesta di viaggio all’estero. Noi non ci siamo mossi mai da casa per la disgrazia che abbiamo avuto e né ci è venuta la volontà di muoverci. Poi è stato il fatto di mia moglie che ha avuto i due interventi e mi sono ritrovato pure io, assieme a lei, tutt’e due le volte. E la vita nel passato questa è stata. [...] Perché mia moglie non era sufficiente per lei stessa. Ci voleva qualcuno che l’aiutava nel vestirsi, nel muoversi e di conseguenza ci dovevo mettere un’infermiera fissa vicino, no, col campanello che bussava. Tanto è vero che io, noi, pigliammo una stanza di prima classe con due lettini, io e lei tenevamo persino la televisione nella stanza. Noi siamo stati alla clinica "Malzoni" di Avellino tutt’e due le volte, l’abbiamo pagato noi, l’ASL non ci ha passato niente e di conseguenza io, come se fossi stato un ricoverato, la mattina, mi portavano latte e caffè come lo portavano a lei. A mezzogiorno 'o pranzo lo chiedevamo noi; c’era la tabella scritta: 'o menù. Se preferivo 'o vermicello, se preferivo 'o brodino, persino la sera, prima di andare a letto ci portavano la camomilla calda e ci venivano a dare ‘a buonanotte. Il trattamento valeva alle spese che facevamo. Ebbe un primo intervento all’anca sinistra. Dopo non so quanti mesi ci dovemmo ricoverare un’altra volta per l’intervento all’anca destra. E so' stato pure io assieme a lei anche la seconda volta. Poi è uscita pensando che si sarebbe abilitata completamente perché il medico disse: "Cosa è successo?" che oltre all’opera di interventi che ha avuto, è subentrata l’artrite reumatoide e l’artrite reumatoide, voi me l’insegnate, non vi fa alzare le braccia ad una certa altezza; non so, non riesce a stringere bene, se si deve mettere una maglia ci vo' qualcuno che è... , non so se rendo l’idea. E poi, e poi, noi siamo caduti tutti e due: un giorno per andare a messa, perché ai miei tempi lei camminava senza stampelle, senza grucce camminava. |
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