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La chiesa di S. Vitale in una incisione di Jacques Couchet
era una "domus iuris Ecclesiae ravennatis". Il S. Vitale venerato a Fuorigrotta era un santo molto conosciuto a Napoli come si ricava dal calendario marmoreo collocato nella cappella del palazzo vescovile di Napoli e risalente al nono secolo ed è quindi probabile che un suo devoto, forse un cittadino ravennate immigrato a Napoli, abbia voluto erigergli quel piccolo edificio.
Ma l' edificio primitivo, diventato insufficiente ad accogliere i fedeli che nel frattempo erano aumentati di numero, nella seconda metà del Cinquecento fu sostituito da una nuova chiesa più grande e più adatta allo scopo.
Il poeta morì il 14 giugno del 1837 quando il colera faceva strage a Napoli ed il suo amico, l'Avv. Antonio Ranieri, potè a stento ottenere dal governo che la sua salma non venisse gettata nella fossa comune, dove in quei giorni, per ordine rigoroso, venivano gettati alla rinfusa anche i cadaveri dei non colerici per essere distrutti con la calce viva.
Ottenne, inoltre, che il parroco di S. Vitale, Francesco Sorbino, persona intelligente e amante delle lettere, permettesse la sepoltura della salma in una fossa all'interno della chiesa dove vi rimase fino al 1844, quando venne portata nel pronao in un modesto monumento eretto da Michele Ruggiero a spese del Ranieri. Questi veniva spesso a visitare la tomba dell'amico poeta e ne curava il buono stato ma, morto il Ranieri nel 1888, il sepolcro fu trascurato.
In occasione del primo centenario della nascita del poeta, la tomba fu dichiarata monumento nazionale per cui il pronao e la facciata ebbero un nuovo assetto architettonico e decorativo a cura della Reale Accademia di Archeologia, Lettere e