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Il piano di risanamento del Rione Fuorigrotta del 1937 prevedeva costruzioni di tipo semi-intensivo e cioè di altezza massima di 26 metri. Gli isolati furono previsti tutti del tipo a cortile aperto e con vaste zone di verde intorno. Nel dopoguerra si sono frammischiati edifici e complessi di abitazioni popolari ed edifici dovuti alla iniziativa privata. Il graduale accrescimento delle singole iniziative, l’intervento massiccio dello Stato e quello della gestione INA CASA sono all’origine del disordine che oggi si deplora. Fuorigrotta ha subito una grande quantità di trasformazioni: nel 1884 fu aperto il tunnel delle Quattro Giornate; nel 1910 furono costruite le case per i lavoratori dell’ILVA; nel 1920 ebbero inizio i lavori per la “Direttissima”; nel 1925 fu aperto il tunnel della Laziale e di li a poco furono costruiti i Rioni Duca d’Aosta e Miraglia. Nel 1938, infine, iniziarono i lavori di demolizione e di costruzione di tutte le strade e degli edifici che dovevano sorgere attorno alla Mostra d’Oltremare.


“Per il risanamento di Fuorigrotta furono demolite anche molte chiese e tra queste la Parrocchia di S.Vitale, originaria del XIV secolo. Questa chiesa, tanto cara ai Fuorigrottesi, fu abbattuta perché venne a trovarsi sul tracciato della nuova grande arteria che dalla galleria IV Giornate conduce alla Mostra. In realtà la sua demolizione poteva essere evitata accentuando un pò la curva nel tratto Via Caio Duilio-Piazza Italia; si noti, infatti, che la galleria e il Viale di Augusto non sono sullo stesso asse.
La parrocchia di S:Vitale si trovava all’incirca nell’area compresa tra l’inizio del Viale Augusto e Piazza Alessandro Lala. La sua demolizione fu un colpo duro per i fuorigrottesi perché essi, oltre a vedere scomparire la chiesa alla quale erano legati tanti ricordi della loro vita, dovettero assistere anche alla distruzione della tomba di Leopardi e conseguentemente al trasloco dei resti mortali del poeta.
Furono così tolte ai fuorigrottesi le due cose più care, e ciò nonostante ripetute suppliche e proteste. I resti mortali del Leopardi furono portati al Parco Virgiliano e collocati accanto alla tomba di Virgilio. Al corteo parteciparono, oltre ai fuorigrottesi, il ministro dell’Educazione Nazionale, on. Bottai, lo scrittore Giovanni Papini e tante altre persone autorevoli venute appositamente da tutt’ Italia.